Emma Bonino, i cattolici e le ragioni del bene comune

gen 16, 2010 Categorie: Media ,Sui mass media
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Articolo di Sandra Zampa su L’Unità del 16 gennaio 2009

La candidatura di Emma Bonino alla guida della Regione Lazio ha aperto nel Partito Democratico una discussione vivace.

La critica più aspra è stata formulata soprattutto da alcuni esponenti della parte cattolica del partito. Da coloro che usano la definizione cattolico per collocarsi nel partito. In quei giorni accadevano i fatti di Rosarno le cui immagini sarà impossibile dimenticare. Benché la televisione pubblica ne abbia diffuse poche e selezionate con cura, sono state immagini di una caccia all’uomo nelle strade di un paese povero e abbandonato come quasi tutto il sud. Sarà impossibile dimenticare le parole di uno di quegli uomini: «cercavamo il paradiso, abbiamo trovato l’inferno».

Chi sta in politica in prima fila, non può non sentirsi chiamato in causa in prima persona. Troppe responsabilità nella vicenda e tanto diffuse da permettere oggi il solito scaricabarile, il gioco preferito nel nostro Paese.

In quei giorni ho letto (Avvenire) la notizia che metteva a raffronto gli immigrati che raccolgono mele nella Val di Non con i poveri cristi finiti nell’inferno. Due situazioni simili in partenza ma opposte nel risultato, a riprova che quando si fa il proprio dovere nelle istituzioni e nella politica si possono ottenere risultati. Con capaci governanti e amministratori Rosarno poteva non esserci. Una banalità? Può darsi.

Qui vengo al punto che riguarda i cattolici del Pd ancor più che quelli di altre formazioni politiche. Sono convinta che la definizione “cattolico” debba scomparire nella gestione della cosa pubblica. Credo che il servizio del bene comune sia una straordinaria opportunità per un cattolico che fa politica.  Non c’è un bene comune “cattolico” e un bene comune di altri. A me l’hanno spiegata così l’evangelica espressione che ci invita «a dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio». A me hanno insegnato che la politica è forma di carità.

Vogliamo dirci che chi si candida a farlo con senso di responsabilità piena, facendo il proprio dovere fino in fondo, dovrebbe andare bene ai cattolici prima di tutto? Ancora più vera questa riflessione dovrebbe rivelarsi per i cattolici che presero parte alla stagione riformista dell’Ulivo. Cosa potrebbe mai significare, se non questo, l’impegno a mettere in comune le culture di provenienza per dar luogo a una nuova e più ricca cultura comune?

La Bonino può essere annoverata tra i politici che si mettono al servizio del bene comune. Anche se Radicale. A lei e al suo partito dobbiamo dire che nessun laicismo può essere tollerato perché ferirebbe le ragioni di altri. Ma la piena assolvenza dei doveri che la responsabilità di governo porta con sé e la dedizione alle ragioni del bene comune dovrebbe garantirci tutti: cattolici e non cattolici.

Oggi più che mai. Rosarno insegna.

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